venerdì 2 maggio 2008

Ansia patologica


L’ansia è una normale risposta fisiologica ad uno stimolo, interno o esterno alla persona. Non provare ansia di fronte a determinati stimoli sarebbe “patologico” tanto quanto sentirsi paralizzati in occasione di situazioni considerate generalmente non minacciose.

Ma quali sono le cause dell’ansia?

Vanno considerate le variazioni biologiche dovute al alterazioni del sistema noradrenergico e serotoninergico; infatti, le risposte emotive e fisiologiche dello stato di paura e di eccitazione hanno precisi meccanismi fisici, in cui sono coinvolte sia particolari aree anatomiche del cervello, sia precisi neurotrasmettitori quali, appunto, la serotonina e la noradrenalina. Dal punto di vista del carattere anche la tendenza all’inibizione, all’introversione e alla timidezza possono contribuire all’emersione di un disturbi d’ansia; coloro che reprimono sistematicamente emozioni negative quali la paura e l’ira, con il tempo, possono manifestare le predette modificazioni signifcative del sistema noradrenergico e serotoninergico.

In generale, di fronte ad una situazione di pericolo possiamo reagire tendenzialmente in un doppio modo: con la reazione di lotta o con la condotta di fuga. Da una parte rimanere immobili e muti. Dall’altra trasalire e scappare via urlando. In entrambi i casi viene prodotta una maggiore quantità di particolari ormoni che aumentano il tono muscolare, accelerano il battito cardiaco e la respirazione.

Quando tali reazioni non si producono, compare il vissuto psicofisico di ansia. Questa diventa ansia patologica se dura a lungo, non si è in grado di ricondurla ad un motivo scatenante, non si riesce a controllarsi e a calmarsi come si vorrebbe.

L’ansia spaventa. Le persone che ne hanno conosciuto il lato più feroce – il panico – imparano a temerla e a stare in allerta anche quando non è presente. Le persone si sentono molto accolte e quando sentono che capisco la loro paura della paura.

Per aiutare una persona a migliorare la sua capacità di gestione dell’ansia il primo passaggio, per me, è rassicurarla, spiegando che, se conosciuta, la propria ansia cambia volto! Così accompagno l’ansioso alla riscoperta di se stesso, innanzi tutto contattando il suo corpo ed imparando a riconoscere le modificazioni del respiro, del ritmo cardiaco ecc.

In questo modo l’ansioso può apprendere quale sia la sua soglia soggettiva di confine al di sotto e al di sopra della quale sperimenta un’attivazione positiva e/o negativa. È qui che prosegue l’affascinante viaggio di auto-esplorazione verso il mondo delle fantasie e delle percezioni che attivano e sostengono l’ansia patologica.


Quale fantasma arriva a spaventarti e non ti lascia più sereno?
Cosa dici a te stesso quando ti senti più piccolo di quello che può accadere?
Quali panorami non guardi più e a quali sentieri hai rinunciato?

2 commenti:

volùtus ha detto...

Eccomi anche se con un pochino di "ansia"!
"quando la tristezza arriva bussa piano piano senza fare rumore te la senti scivolare sugli occhi sulla voce,nei gesti,nei movimenti che rallentano,l'ascolti nelle note della musica che dentro ti accendeva,ma che ora si è attenuata,abbassata,fermata.quella sensazione di opaca rilassatezza ti si imprime così profondamente da non riuscire più a distinguere dove finisce lei e ri-inizi tu.è un fumo che ti avvolge i pensieri,un alone soffuso che disturba le tue mute parole,un momento di trapasso da ciò che eri,fino a un momento prima,e ciò che ti ha lasciato..una striscia di violenza"

raffaelebifulco ha detto...

Ti leggo e, mentre mi avventuro negli angoli più fitti delle tue parole, mi fermo col mio stupore di fronte a tutto quello che riesci sentire, al modo in cui puoi portarci dentro chi vuoi...

Grazie!