martedì 30 aprile 2013

Podista

<< È difficile starmi dietro. Lo so, ma sto correndo per vincere, per essere felice.

È bello correre! Mi sento forte, capace. Perché non c’è ostacolo che riesca a fermarmi, né fuori, né dentro. Salto le buche e scanso gli inciampi, insisto nel vento contrario e sopporto il gelo, ignoro la fame e resisto alla sete. Sono un professionista della corsa, un podista della vita, io.

È importante correre! Recupero il tempo, quello che mi è stato rubato allo start e che ora è solo mio. Faccio più cose, quelle che mi fanno stare bene e che decido solo io. Mi prendo soddisfazioni, quelle che nascondono le amarezze, che non posso sopportare.


È necessario correre! Se rallento, l’inconsistenza mi raggiunge. Se mi fermo, il non-senso mi acchiappa. Se mi do spazio, l’angoscia mi vince. Meglio fare che sentire e allora corro, corro finché ho fiato, corro finché le gambe mi tengono in questa pista. E non importa se alla fine il traguardo coincide con il punto di partenza. Non importa se la pista è chiusa e non porta da nessuna parte. L’importante, ora, non è arrivare. È continuare a correre >>.



domenica 31 marzo 2013

Equilibrista



<< Io, equilibrista.

Ho il potere di acchiappare la tua vista e tutta la tua attenzione, portandole su di me. La mia attesa è l’attesa di tutti. Il mio scivolare è lo scivolare di tutti. E mentre resto sospeso, io, resta sospeso il fiato di tutti, e il tuo.

Tutti presi da me, come me che son preso solo da me. Preso dal controllare il mio corpo, ordinato al mio volere, di precisione e seduzione. Preso dal guidare la mia mente, imperturbabile da fuori, a tenere il filo di ciò che è in mezzo.

Quanto ti è difficile distogliere lo sguardo da me. E se pure chiudi gli occhi, è da me che resti assorbito, da ogni singolo mio passo. Tremante e preciso. Studiato e precario. Abile e assurdo.

Per te sono eroe, genio e folle insieme. Tu chiedi “perché?”, mentre guardi intorno al filo, e dove porta questo filo. Ma la mia tecnica è il passo, non guardo più in là del prossimo passo.

E non mi chiedere “chi sono”, che non ti sono sconosciuto. Equilibrista io, che cammino sospeso, ed equilibrista tu, con il tuo spirito in sospeso >>.

domenica 17 febbraio 2013

Inciampo

Fossi d’aria
Trasparente
Scivolerei intorno alle cose,
Quando violenta, quando lieve.
E svanirei.

Fossi d’aria
Impenetrabile
Avvolgerei i corpi belli che dico io,
Per farli miei, per esser io.
E vincerei.

Fossi d’aria
Leggera
Indosserei il profumo delle calle bianche,
Senza peso, perfetta.
E danzerei.




















E invece no.
Su questa terra,
Se solo cammino,
Inciampo.

Raffaele Bifulco
17/02/2013


Quanto timore di fronte alla propria strada... quanto indugio per il cammino che c'è ancora da percorrere... e quanta reticenza alla scelta, davanti ai propri bivi!

Il divenire delle cose, delle persone, di sé può essere vissuto con ansia, parente della paura. Ma anche con fiducia, figlia della premura e del coraggio.

A volte non è neanche tanto l'incertezza del percorso a bloccare, quanto l'urgenza interiore di evitare di cadere. 

Un'altra volta, cadere. Come se l'inciampo fosse prova della propria inettitudine. O - peggio - per non aver certezza che poi non c'è nessuno a correrci incontro ed asciugarci le lacrime... a cullarci e consolarci... a prendersi in giro e trasformare il pianto in riso... a rassicurarci ed aiutarci a tornare in piedi...

Si imparano molte cose dagli inciampi.

Si apprende ad evitarli, oppure no, ricascandoci. A prevederli ed eliminarli. Si può anche trovare qualche vantaggio, ritrovandosi a cercarli. Si può apprendere a parlarci, conoscerli. Li si può odiare, arrivando ad odiare qualcosa di sé o degli altri. Oppure si impara che è meglio evitare certi passaggi o, talvolta, fermarsi e basta.

E tu, dai tuoi inciampi, cosa hai imparato?


domenica 6 gennaio 2013

Divenire

Ogni conquista
per qualche parte
sa di perdita.

E mi sembra

che non sono pronto
mai.

Raffaele Bifulco
27/12/2012


Mi risuonano le storie degli altri, le esperienze rivissute nel mio gruppo di psicoterapia, la fragilità e la forza dell'essere umano. Universali.

E mi ricordano che l'obiettivo non può essere "arrivare", ma "divenire".

Con tutta la fatica e le stanchezze che produce. Con tutta l'incertezza e le paure che comporta. Con tutta la relatività e le imprecisioni che manifesta. Con tutta la ricerca e le diverse forme di coraggio che pretende.

Siamo in divenire. Ed occorrono occhi per vedere.

Non indietro e non solo il qui ed ora, ma anche oltre.

Oltre l'orizzonte.